nella Quaresima 2013 - mercoledì |
Parrocchie Resurrezione e San Giorgio mercoledì Canto di inizio: Spirito Santo, discendi tra noi: la nostra fede ha bisogno di te. Al nostro cuore insegna ad amare, e la speranza non toglierci mai. Tu sei il dono promesso dal Padre, sei fuoco d'amore, sorgente di vita. Tu vivi con noi e sei nostra forza: sostienici sempre nel nostro cammino. Tu sei sapienza che vince ogni errore: di te ci fidiamo, e avremo la gioia.
Dai testi del Concilio: COSTITUZIONE PASTORALE SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO CAPITOLO I - LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA 12. L'uomo ad immagine di Dio. Credenti e non credenti sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice. Ma che cos'è l'uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie ed anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell'angoscia. Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene dall'insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell'uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione. La Bibbia, infatti, insegna che l'uomo è stato creato « ad immagine di Dio » capace di conoscere e di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene (9) quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio (10). « Che cosa è l'uomo, che tu ti ricordi di lui? o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui? L'hai fatto di poco inferiore agli angeli, l'hai coronato di gloria e di onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai sottoposto ai suoi piedi » (Sal8,5). Ma Dio non creò l'uomo lasciandolo solo: fin da principio « uomo e donna li creò » (Gen1,27) e la loro unione costituisce la prima forma di comunione di persone. L'uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti. Perciò Iddio, ancora come si legge nella Bibbia, vide « tutte quante le cose che aveva fatte, ed erano buone assai» (Gen1,31). Acclamazione: Nella tua Parola noi camminiamo insieme a te, ti preghiamo resta con noi (2 volte) Dal libro dei Salmi (Salmo 8) O Signore, nostro Dio, Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, O Signore, nostro Dio, Per il tempo del silenzio: Dio non è un computer. Non è il grande magazziniere dei nostri nomi. E neppure l’archivista supremo che per ogni uomo allestisce un “dossier” riservato. Non è l’infallibile memorizzatore di fatti e misfatti, che poi, nel giorno del giudizio, egli userà come prove di merito o come capi d’imputazione nei nostri confronti. Sarebbe veramente banale ridurre Dio al ruolo di controllore dei nostri “sgarri”, o al rango di banchiere dei nostri titoli di credito. Un Dio siffatto, che vesta l’abito del funzionario compiaciuto o che indossi la divisa del gendarme, è quanto di più allucinante si possa pensare. Forse proprio per allontanare da noi un modo così sacrilego di concepire Dio, il salmo ottavo ci fa sapere che il Signore non solo si ricorda dell’uomo, ma si prende anche premura di lui: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Dio, dunque, si prende cura. E’ provvidente. Non gli basta darci un letto, ma la notte si alza per rimboccarci le coperte. Ha solecitudine, insomma. E’ inquieto per noi. Si preoccupa. E non solo dell’uomo in generale, ma del singolo. E’ straordinario tutto questo! Io gli sto a cuore. Giovanni Paolo II gli sta a cuore. Ma anche Filippo gli sta a cuore. Filippo lo scansano tutti, perché ha l’alito pesante, sembra un cavernicolo, non si lava mai e passa la vita, taciturno, raccogliendo ferri vecchi. Madre Teresa di Calcutta, premio Nobel per la pace, gli sta a cuore. Ma anche Maddalena gli sta a cuore, lei che di bello ha solo il nome e gli anni, con quel tanfo selvatico che si porta appresso, e con uno sfregio permanente sotto gli occhi, che la deturpa da quando suo padre la gettò nel fuoco bambina. Gli sta a cuore Nicla, che ha vinto un concorso di fotomodella e sua madre la mostra a tutti sulle copertine dei rotocalchi. Ma gli sta a cuore anche Nella, che ha sposato un marocchino contro la volontà dei parenti, è stata messa fuori di casa, ora ha un bambino e, da più di un anno, l’interno di un’alfaromeo sgangherata le fa da cucina, da soggiorno e da talamo nuziale. Gli sta a cuore il “leader” negro che si batte per il riconoscimento dei diritti umani, parla alla televisione, e concede interviste ai più grandi giornali del mondo. Ma gli sta a cuore anche Sabel, piccolo bambino etiope dal ventre gonfio di fame, che trema come un cerbiatto spaurito, all’interno di una capanna, in attesa della morte. Gli sta a cuore Jenny, che fa la serva in un “night” per camparsi la vita. Se ne fa carico. Ne segue, cioè, con preoccupazione la sorte. Non chiude occhio per lei. Così come non chiude occhio per quella madre salvadoregna che piange il figlio scomparso. Per quel vecchio vietnamita che vegeta da mesi nella stiva di un “boat people”. Per quel giovane indiano, che si aggira come un ebete tra le arterie di una metropoli europea, ha perso tutto, anche la memoria, e il suo nome ora è segnato solo sull’anagrafe del cielo. Qualcuno potrebbe osservare che non c’è bisogno del salmo ottavo per sapere che Dio “si prende cura dell’uomo”, dal momento che tutta la Scrittura, dalla prima all’ultima parola, è attraversata da questo annuncio. Giusto! L’osservazione è pertinente. La portata del messaggio di questo versetto, infatti, non è proclamare la premura di Dio, ma la grandezza dell’uomo. Non consiste nel rivelare la condiscendenza del Creatore, ma nell’esaltare il prestigio della creatura. Non si riduce a glorificare la tenerezza divina per ogni volto umano, ma punta a mettere in luce il fascino di questo volto, che riesce a stregare perfino il cuore di Dio: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?” Un amico ateo, che avevo condotto con me al rito della professione religiosa di Francesca, una splendida ragazza di vent’anni che ognuno avrebbe voluto per sé come sposa, al ritorno mi disse in macchina: “Ma che cosa è questo vostro Dio per il quale una ragazza come quella si brucia la vita?”. Stavo per rispondergli con la stessa domanda a termini invertiti, quando ho visto un vecchio che raspava nel cassettone della spazzatura, e, allora, sostituendo il nome di Francesca, gli ho replicato: “E che cosa è quel miserabile senza nome per il quale, stanne certo, Dio arde d’incredibile amore?”. Era difficile dare una risposta. Avrei voluto osservare che, comunque, una risposta l’avremmo potuta trovare nel Vangelo, in quella pagina in cui il Signore per ogni torto subito dal più piccolo uomo della terra, si costituisce parte lesa davanti al tribunale della storia. Ma mi sono fermato, perché mi ero accorto di aver fuso. Poi ho ripreso, mormorando all’orecchio del mio amico, rimasto in silenzio, il versetto di un altro salmo: “Il Signore ci ha fatto bere vino da vertigini”.» Vostro + don Tonino Bello, Vescovo Dopo il silenzio: Salmo 30,2-6 (Supplica fiduciosa nell'afflizione)
In te, Signore, mi sono rifugiato, + mai sarò deluso; *
Porgi a me l'orecchio, * vieni presto a liberarmi. Sii per me la rupe che mi accoglie, * la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, * per il tuo nome dirigi i miei passi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, * perché sei tu la mia difesa.
Mi affido alle tue mani; * tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Gloria. |